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L’allattamento è un diritto della madre

L’esperienza nutritiva inizia fin dalla nascita e certamente non assolve esclusivamente al bisogno primario della fame. È Sigmund Freud il primo a parlare di “Oralità”., e l’autore ha suddiviso lo sviluppo psicofisico in tre stadi libidici di cui il primo è lo stadio orale. Questo domina la prima relazione affettiva e si incentra intorno alla funzione alimentare: l’allattamento.

Da questo momento l’oggetto cibo ricorrerà in tutte le fasi della nostra vita; l’ambiente, la tradizione e la cultura lo investono di molti connotati simbolici. Dal momento che il bimbo viene al mondo ama attraverso la bocca e la madre ama e vive attraverso il seno. L’allattamento oltre che essere fonte di nutrizione per la sopravvivenza è anche un bisogno fisiologico, carico anche di valenze psicologiche, è il primo rapporto che il bimbo instaura appena viene al mondo.

Winnicott parla nei suoi trattati di come l’allattamento al seno rappresenta la prima forma di comunicazione ed in grado di condizionare le successive esperienze comunicative e relazionali, è vero che l’allattamento rappresenta l’esperienza elettiva in cui avviene l’incontro, ma anche il primo conflitto. Infatti possiamo dire che il legame con la madre non si attua solo per la suzione o per il soddisfacimento della fame, ma per un contatto con il “fisico caldo”.

Quest’ultimo rappresenterebbe infatti un bisogno molto forte nelle prime fasi della vita, anzi è il fattore principale della fase dell’allattamento.

Un esempio valido è l’esperimento della nutrizione di Harry Harlow (1945), che dimostrò l’importanza delle sensazioni tattili nel supporto madre-figlio. Lo studioso dimostrò come i cuccioli di scimmia trascorrevano molto più tempo con un manichino di stoffa morbida, piuttosto che con quello di filo di ferro provvisto di poppatoio. I cuccioli restavano con il manichino di ferro solo il tempo per prendere il latte e poi la maggior parte del tempo lo passavano con il “manichino-madre” di stoffa morbi.

Quindi possiamo dire che l’attaccamento non è legato al piacere della suzione o al soddisfacimento della fame, ma a un contatto fisico caldo.

Questo è un bisogno molto importante nelle fasi della vita, anzi è il fattore centrale nel legame dell’attaccamento.

Certamente il latte materno è considerato il miglior alimento che un neonato possa ricevere: varie ricerche hanno constatato che il latte materno potrebbe immunizzare il bimbo per molto tempo da malattie respiratorie, otiti, infiammazioni intestinale ed anche la mamma potrebbe trarne dei giovamenti. Infatti, è stato riscontrato che potrebbe proteggere da tumori il seno e la mamma potrebbe smaltire chili di troppo accumulati durante la gravidanza.

Purtroppo ci sono mamme che vivono questo momento in modo conflittuale e con profonda frustrazione. La mamma si chiede come comportasi se non si può allattare o non si vuole allattare? Durante la gravidanza la mamma fa tante fantasie, sia sul come sarà il proprio bimbo, ma soprattutto come si comporterà lei una volta venuto al mondo.

Inizialmente fantastica che sicuramente lo allatterà al seno ma poi percepirà un senso di frustrazione perché interverranno dei problemi fisiologici o psicologici, e sarà costretta a prendere una decisione che non rispetterà le sue fantasie.

Il più delle volte non potrà decidere autonomamente perché tutti interverranno nel dare consigli e giudizi, dall’ostetrica, ginecologo, medico curante, pediatra ed anche la vicina di casa che le inviano dei messaggi discordanti cioè che se lei volesse, sicuramente ci potrebbe riuscire, anche se ha il seno sanguinante per le ragadi oppure che si sta affacciando la maternity blues.

Ci si dimentica della mamma con tutte le problematiche che l’allattamento comporta, e si pensa solo al giovamento che il bimbo ne può trarre. Non si pensa alla madre che dovrà essere forte e lucida per occuparsi del proprio bimbo, e che ha bisogno di tanta cura ed attenzioni. Il più delle volte lei lo vorrebbe tanto un sostegno psicologico, ma proprio non ci riesce, non dovrebbe essere considerata, da chi le sta intorno, una mamma di serie “B”.

Sarebbe importante che lei fosse sostenuta dal proprio compagno che dovrebbe aiutarla a superare il momento.

E’ vero anche che la neo mamma deve saper chiedere aiuto, perché si potrebbe sentire una perdente se ammettesse che non ce la farà da sola a superare i problemi di cui abbiamo parlato, ma tutto ciò che sopraggiunge per la neo mamma è qualcosa di nuovo ed imprevisto in cui non si è mai trovata e forse neanche se l’aspettava.

La figura di una persona competente, come uno psicoterapeuta, la potrebbe aiutare a farle superare la frustrazione e prendersi cura, oltre che del bimbo, anche di sé stessa e farle capire quanto sia importante la sua persona e cercare di sostenerla in quel momento delicato.

La diade madre-neonato deve progredire in maniera tranquilla, perché importante è l’allattamento al seno, ma se non si può, è ugualmente positivo e gratificante l’allattamento con il biberon. La mamma quando dà il biberon deve instaurare un rapporto sereno ed affettuoso con il proprio bambino, lo deve guardare negli occhi sussurrare parole dolci ed accarezzarlo, quindi il compito di chi la tiene in cura, come tutta la sua famiglia, devono sostenerla ed accettarla anche se non sono d’accordo per le sue decisioni.

 

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